Esilarante, graffiante, licenzioso. Così è stato definito il pluripremiato spettacolo negli Stati Uniti e in Canada. In Italiano diventa Moms! Il primo varietà sulla maternità. Ed è proprio un uomo a dirigere quattro attrici in questo spettacolo singolare.
Carla Ferraro, Valentina Martino Ghiglia, Laura Mazzi e Silvia Siravo, queste le attrici in scena al Teatro della Cometa. Tony Fornari per i testi delle canzoni e Stefano Fresi agli arrangiamenti. Un cast artistico e tecnico invidiabile per un testo originale. Di questa esperienza così singolare, ne abbiamo parlato direttamente con il regista Ferdinando Ceriani.
Cosa vuol dire dirigere un cast femminile in un testo pensato e scritto al femminile che tra l’altro racconta di una condizione femminile?
Innanzitutto amo le attrici e con loro ho un affiatamento particolare dato che lavoriamo insieme da tempo. Tra l’altro una di loro è mia moglie, quindi...! Si è creato il giusto affiatamento, la sintonia. Mi ha aiuto molto il fatto di essere padre di due figli, sono sincero. E posso affermare che con la maternità, l’equilibrio di coppia viene stravolto. Fortunatamente, con questo spettacolo si ride delle difficoltà quotidiane, è terapeutico quasi. Il pubblico femminile esce dalla sala rincuorato, perché ha la possibilità di dire ‘non sono sola!’. Avviene quella che comunemente definiamo una catarsi, vedere in scena le difficoltà si riesce a volta ad esorcizzarle. Ma lo spettacolo accoglie un pubblico molto ampio, comprese le persone che ancora non sono alle prese con la prole. Magari le invoglia o le aiuta a dire ‘meno male, sono ancora salvo!’ (ride)
Essendo un testo straniero, quindi con condizioni di vita (sociale, familiare) differenti, ha subito modifiche sostanziali nell’adattamento oppure è rimasto fedele alla scrittura originale?
Il testo è rimasto originale, perché i temi trattati sono universali con una differenza, considerando la questione dal punto di vista anglosassone. Lo stile è più ruvido, meno tenero nella visione materna rispetto a quella nostrana, ma va più a fondo. Le attrici in scena hanno diverse personalità. C’è la mamma carnale, che rimpiange le scorribande giovanili, quella insicura, quella spaesata. Le attrici/scrittrici non hanno avuto paura di esporre senza remore quello che può accadere ad una donna quando ha un figlio. Non in senso negativo, anzi, alla fine le protagoniste rimangono incinte per la seconda volta, segno di una visione positiva nonostante i vari stati d’animo e le riflessioni.
Si è mai sentito fuori luogo durante la preparazione dello spettacolo?
No, la fortuna è stata anche avere un testo di grande aiuto, che parla da sé. Sono racconti reali. Poi abbiamo aggiunto le canzoni trasformandolo in un varietà, volevo che fosse leggero. Ho avuto molti stimoli, nonostante io non sia donna, soprattutto dalle attrici. Insieme, abbiamo creato e sviluppato grazie alla loro sensibilità.
Fresi e Fornari su quale aspetto della maternità si sono concentrati per realizzare questo varietà inedito?
In realtà hanno ripreso delle canzoni già presenti nel repertorio nostrano e le hanno trasformate per sottolineare alcuni momenti. Da ‘Caro amico ti scrivo’ a ‘Mamma mia’ i testi sono stati adattati al nostro spettacolo.
Sarebbe più facile per un regista parlare di papà single?
Sarebbe interessante e soprattutto nuovo, non mi sembra che esistano spettacoli che trattano l’argomento. Sono sicura che se ne parlerà. Ora probabilmente è ancora presto, non siamo ancora pronti, nel Nord Europa hanno già più familiarità con questa condizione. Speriamo si porti questo argomento a teatro, d’altronde una delle sue funzioni è smuovere la coscienza.
Le attrici hanno voluto lavorare con un occhio di riguardo a qualche situazione, per veicolare meglio il messaggio da far arrivare al pubblico?
Hanno adattato e sviluppato piccole cose in base alla loro esperienza, per ridere di alcune situazioni che accomunano le mamme. Due attrici hanno già vissuto questa esperienza mentre le altre due ancora no. Il testo ha subito qualche taglio per dare modo al pubblico di godere uno spettacolo più compatto ma il campionario delle situazioni è rimasto intatto.
Un’ultima domanda: quanto è difficile essere mamma?
E’ il mestiere più difficile in assoluto. E’ complicato. Ma è anche il più bello e coinvolgente. Noi uomini dobbiamo essere più comprensivi con le nostre compagne perché fin quando non lo sperimentiamo sulla nostra pelle, diamo per scontato tante cose. Essere diventato padre mi ha dato la possibilità di avere chiaro quello che una donna vive. La donna dopo la maternità deve ricostruirsi, perché dedica la sua vita al figlio. E non è una cosa facile. Inoltre, dovremmo avere chiaro un altro aspetto che noi uomini tendiamo a non considerare: il senso di solitudine che la donna può vivere. Capire alcune esigenze, aiuta sicuramente la donna e più in generale la coppia nel difficile anche se meraviglioso stato nascente di genitori.